Norme e tributi

Vittoria contro l’INPS per lo Studio Maior: “Riconosciuti 20.000 euro di arretrati e diritto a prestazioni future senza revisione”

Gli avvocati: “Dopo anni di rigetti ingiustificati da parte dell’INPS, una cliente ottiene finalmente l’indennità di accompagnamento nella misura massima”

Importante traguardo per lo Studio Associato Maior in ambito previdenziale: il Tribunale del Lavoro ha obbligato l’INPS a riconoscere l’indennità di accompagnamento e a corrispondere una somma pari a 20.000,00 euro per arretrati, oltre a garantire il diritto a prestazioni future senza necessità di revisione. Una cliente ultranovantenne dello Studio Maior, affetta da gravi patologie invalidanti, si è vista respingere ogni richiesta di indennità di accompagnamento per oltre un decennio. Nonostante le sue condizioni di salute richiedessero assistenza continuativa, l’INPS ha rifiutato ripetutamente la sua domanda, sostenendo che l’età avanzata non giustificasse automaticamente il diritto alla prestazione. In alcuni casi, l’INPS ha addirittura negato alla donna il diritto a una visita domiciliare, dichiarando che la sola anzianità non fosse sinonimo di disabilità.

Lo Studio Maior, guidato dagli avvocati Pierlorenzo Catalano, Michele Francesco Sorrentino e Filippo Castaldo, è intervenuto con decisione circa un anno fa, mentre l’ultima richiesta di accompagnamento giaceva inevasa da due anni. Di fronte al prolungato silenzio dell’INPS, lo Studio ha presentato ricorso al Tribunale del Lavoro, richiedendo una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale per attestare le condizioni di salute della cliente e la sua incapacità di svolgere autonomamente le attività quotidiane. Il consulente nominato dal Tribunale ha confermato che la cliente, a causa delle sue gravi patologie, non era in grado di deambulare o di compiere azioni quotidiane senza l’assistenza permanente di un accompagnatore. Non essendo necessarie revisioni future, il Tribunale ha ordinato all’INPS di riconoscere l’indennità di accompagnamento a partire dalla prima domanda amministrativa. “Questa sentenza rappresenta un atto di giustizia per la nostra cliente, che per anni ha subito una negazione dei propri diritti. Ora, l’INPS è obbligata a risarcirla per le ingiustizie subite,” dichiarano i legali dello Studio Maior.

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