di Gaetano Napoli E’ noto che i miracoli vengono fatti da uomini buoni e in odore di santità. A volte, però, capita che alcuni eventi miracolosi vengano realizzati anche da persone non necessariamente buone, nel senso cristiano del termine, ma in qualche modo impregnate di un siffatto genere di odore. Così può accadere che anche un corso d’acqua ormai ridimensionato a squallida discarica di prodotti dell’industria conciaria o putrida pattumiera di rifiuti urbani, possa trasformarsi,quasi per miracolo, in un ruscello incantato, a dispetto di un destino ormai segnato. E’, forse, quello succede al torrente Solofrana, affluente del famigerato fiume Sarno, additato come uno dei fiumi più inquinati del continente, che da qualche tempo ospita intere colonie di uccelli acquatici e, persino, degli esemplari di airone cinerino.
Sarà stato, forse, solo un caso se un siffatto pennuto si sia fatto riprendere, e non una sola volta, sulle rive cementate del famigerato torrente ma, certamente, questo ha rappresentato unprecedente importante a riprova del ritrovato equilibrio del corso d’acqua, ormai ritenuto come irrimediabilmente destinato all’abbandono e al degrado.
Avremo ancora in futuro l’opportunità di rivedere altri aironi sciacquettarsi nelle acque del nostro bistrattato torrente?
Forse si o, forse, anche no!
Certamente no, se si continuerà a riversare nell’alveo del fiume, nottetempo o nel corso di un forte nubifragio, sostanze nocive o liquami maleodoranti. Il nostro auspicio è che l’umano odore di santità, dopo avere unto tante persone che si sono adoperate per il risanamento del fiume Sarno e dei suoi affluenti, impalmi anche coloro che, amministratori o privati operatori, devono garantire che le acque restino incontaminate e attraenti per una fauna che, sempre più numerosa, si lascia sedurre da un habitat considerato definitivamente perduto o ormai finalmente ritrovato. Gaetano Napoli