La DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita), che designa questo vino prodotto nella provincia di Avellino, compie trent’anni. E la festa è qui, al Castello Marchionale della cittadina che reca lo stesso nome di uno dei tre vini più pregiati e rinomati dell’Irpinia. Sabato 25 e domenica 26 marzo sono i giorni scelti per la celebrazione dell’Aglianico che per disciplinare viene sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni, di cui almeno uno in botti di legno.
Una storia lunga, che parte nel 1970, quando viene approvata la denominazione di origine controllata, che poi diviene DOCG l’11 marzo del 1993, con un provvedimento che poi approda in Gazzetta Ufficiale quindici giorni dopo. E’ un vino di origine antichissime, che si vuole importato in Italia da coloni greci tra il VII e VI secolo, viene oggi prodotto in una zona che riunisce una ventina di comuni e che abbraccia una serie di rilievi collinari o pedemontani, compresi tra i 400 ed i 700 metri sul livello del mare, ai bordi del Calore. E’ considerato uno dei più rinomati vini rossi italiani, che riesce a invecchiare bene anche per molti anni, di colore rosso rubino, tendente quindi al granato con l’invecchiamento. Il luogo di svolgimento della commemorazione Castello (o Palazzo) Marchionale, detto anche “Palazzo Marchionale”, risale probabilmente al periodo della dominazione longobarda. Dal 2006 adibito a sede dell’Enoteca regionale per i Vini dell’Irpinia. Il programma dei due giorni comprende una mostra, le visite al castello e alle aziende vitivinicole, i laboratori di un percorso sensoriale, e prevede degustazioni e assaggi. Spazio anche agli incontri volti a restituire significato ai trent’anni del passaggio da DOC a DOCG e ai racconti di vino e del rapporto con il territorio. “Da questa denominazione – afferma Mario Grasso, direttore di CIA Campania, che partecipa all’incontro previsto nel pomeriggio di sabato 25 marzo – nasce un modello di sviluppo che potrebbe a giusta ragione considerarsi un esempio per la nostra regione. La Campania ha bisogno di politiche di sviluppo che favoriscano e rafforzino questo esempio, oggi più che mai, guardando al modello innovativo di agricoltore interconnesso