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Tagli alle scuole: la Campania guida la rivolta

De Luca: non subiremo in silenzio. Altre Regioni ci seguono

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca è tornato sulla vicenda della razionalizzazione delle scuole imposta da una norma contenuta nella legge di bilancio ovvero l’articolo 557 che innalza il numero minimo di studenti a 900. Il governo Meloni ha spiegato nella relazione tecnica allegata alla finanziaria che nel 2024-25 le istituzioni scolastiche saranno 7461 e a regime 6886. Oggi sono 8.160. Quindi il governo Meloni vuole tagliare 700 scuole nei primi due anni e 1.274 scuole entro i sette anni successivi. In Campania saranno 147 gli istituti scolastici a saltare di qui il ricorso al TAR avviato dalla Regione Campania. Il presidente De Luca è tornato a parlarne: “faremo una battaglia anche alla Consulta e cercheremo di mobilitare le altre regioni del Sud” ha spiegato aggiungendo che lavorerà invece “per avere un ampliamento degli organici nella scuola pubblica, per avere un aumento e una stabilizzazione degli insegnanti di sostegno e avere un piano vero e concreto di edilizia scolastica. Abbiamo ancora scuole dove non ci sono i riscaldamenti, altro che tagli. Lavoreremo per allargare l’area della formazione, il post diploma ma anche formazione per giovani che non hanno completato il ciclo di scuola secondaria. Bisogna investire per dare al mondo produttivo sempre più figure professionali necessarie per le nostre imprese”. Sempre su questo tema ha ricordato che la regione è tra le poche a dare il trasporto gratuito agli studenti fino a 26 anni. Si resta in attesa del ricorso per capire il destino dei 170 istituti che dovranno sparire, quasi tutti situati nei territori interni come l’Irpinia e il Cilento. Il taglio dei collaboratori Ata è stimabile in 500 unità, 292 dirigenti che spariranno. La tabella con la proposta di accorpamenti fra istituti è sul tavolo della Conferenza delle Regioni per un’intesa che in base alla legge di bilancio del 2023 va trovata entro il 31 maggio, in assenza della quale deciderà entro giugno il ministero dell’Istruzione.

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