di Giuseppina D’Auria
Altra corsa altro giro!
Ho avuto l’onore di intervistare un gruppo molto particolare che molti di voi hanno conosciuto con il nome Men in the Box progetto che è volto alla fine, molto caro al cantante Vito Tambasco. Non era previsto un proseguimento ma la musica ha vinto di nuovo!
La mia curiosità è nata proprio da questo cambio di guardia che è nato con l’integrazione del Chitarrista Edoardo, il quale mi si presenta anche come produttore del gruppo e rifondatore insieme a Vito del progetto che ora prende il nome di Euthymia.
Vito
<<Ci siamo detti perché smettere? Facciamolo meglio, , con una progettualità migliore.
Io e Edoardo abbiamo scelto un nuovo nome ed un nuovo volto alla musica che stiamo facendo>>
Edoardo
<<Io già li conoscevo come i Men in the Box; ho prodotto un loro
brano e mi hanno chiesto di accompagnarli per un Festival e da lì è partito tutto>>
Men in the box, il titolo di una canzone di Alice in Chairs, era un velo sul gruppo no?
<<Siccome il progetto era nuovo era giusto rifondare il nome anche perché era limitante essendo il titolo
di una canzone, salvo per una lettera… se avesse funzionato non sarebbe cambiato>>
Mi dicono che il cambiamento è stato naturale a partire dal modo di vedere la musica, in generale, per cui il bisogno di fare altro.
Come è iniziato il primo progetto?
Vito
<<Noi eravamo quattro ragazzi di Salento (Cilento), e non avevamo da fare, i paesini non davano molte opportunità, così ci chiudemmo in un garage per fare musica ma non l’avevamo studiata… un clima molto amatoriale>>
Mi racconta infatti che nel primo album manca un filo conduttore tra le canzoni anche se è andata bene, infatti l’esperienza è durata diversi anni fino ad arrivare in estero.
La visione musicale del primo progetto rimane alla base dell’idea di Vito ma mi dice che la crescita musicale e personale l’ha portato ad accantonare i Men in The Box che però sarà sempre parte di lui.
EUTHYMIA
<<Un punto d’incontro tra gli opposti… Euthymia è un termine psicologico e rappresenta ‘il punto d’equilibrio’ dello stato dell’umore quindi l’empatia e la contrapposizione che è l’apatia… lo stato di normalità ovvero ricevi gli input di tristezza o di gioia. È l’idea di cercare, appunto, l’equilibrio tra gli opposti anche perché è ciò che succede nella musica in questi due mondi>>
Oggi, qual è il vostro stile?
Edoardo
<<Cerchiamo di diffondere varie influenze ma senza andare su una sola strada… l’idea è fare musica più complessa …l’attenzione è sulla musica Prog come approccio ma non come estetica musicale, di base è un’intensione il genere stesso… non porsi limiti, cercare uno stile più complesso a partire dal ritmo>>
Dal punto di vista estetico mi dice che si avviano un po’ sulla strada del metal con suoni più duri ma l’idea è creare un nuovo ibrido nell’ottica di allargare gli orizzonti in vista del nuovo album.
L’album è in fase embrionale?
Vito
<<Si… abbiamo pubblicato due pezzi “I Am Past” e “Eunoya” che faranno parte del nuovo album… sono due estremi dal quale nascerà il resto dell’Album>>
Vito mi dice che anche da qui notiamo la differenza tra lui e Edoardo. Edoardo è uno studioso di musica e produttore mentre Vito è nato come dicevamo da un contesto amatoriale, ora si occupa della parte manageriale in co-produzione ma il timone è in mano al Chitarrista, una band che si crea, si dirige e si produce da sé.
C’è il rischio che i ruoli si mescolino o si oscurino?
Edoardo
<<C’è il rischio, ma ho imparato a scindere le due cose… avere una capacità di autocritica che si sviluppa con il tempo>>
Vito
<< ci sto lavorando… la parte manageriale mi sta piacendo un sacco perché approccio bene con le persone e ciò aiuta empaticamente il discorso musicista-pubblico>>
Mi parlano della possibilità futura di aprire un’etichetta tutta loro ma che rimangono con i piedi saldi a terra. L’esperienza della Band non parte agli albori ma risale a tre anni fa, nell’ottica professionale, quindi si procede lentamente verso una rifondazione stilistica forte.
Vito
<<Io ammiravo Edoardo quando andavo da ragazzino a registrare nel suo studio…ammiravo l’artista reale non quello che è sul palco… mi sto mettendo da parte, se lui riesce a scrivere ciò che io voglio esprimere, mi aiuta… non sono io che scrivo per cantare, ora, ma sono io che canto sulla musica>>
Come si compone la musica a partire dalla creazione?
Edoardo
<<La domanda è ‘da dove arriva l’ispirazione?’ …un momento di gioia o noia ad esempio poiché la musica è una propagazione di noi stessi… puoi anche creare dal nulla senza ispirazione ma si avverte che è senz’anima, al pubblico arriva la povertà artistica…>>
Quanto è difficile avere un produttore esterno in un clima sperimentale?
<<credo ci sia bisogno di un rapporto umano ancor prima che lavorativo…il produttore ha l’intuizione… si cerca di trovare compromessi…>>
Un domani sarete più musicisti o produttori?
<<La musica è un modo di vivere la vita, qualunque sia il nostro ruolo all’interno dello scenario musicale lo sarà fino alla morte>>
Parliamo poi del “successo” e mi dicono che loro fanno musica per un’esigenza quindi qualsiasi traguardo, anche il più piccolo, è una soddisfazione. L’obiettivo non è guadagnare con la musica ma viverla e donarla. Pensiero che trovo, personalmente, molto interessante in uno scenario, quello odierno, dove tutto è commerciale e iconico e mira ad un grande pubblico ancor prima di avere una necessità di comunicazione.
Edoardo
<<La musica è un linguaggio universale, quattro persone di stati diversi con quattro strumenti possono comunicare…l’obiettivo è creare un attimo che crea un legame con l’altro>>
Quando si sperimenta e non si mira al commerciale, quanto è difficile comunicare?
<<Quando non c’è una persona disposta ad ascoltare è molto difficile… ci dev’essere una predisposizione nel ricevere e dipende dalla sensibilità artistica>>
Mi parlano dello scenario in cui suonano, estero, perché notano una ricezione minore da parte del pubblico italiano.
Non rischi di rinunciare all’educazione all’ascolto?
<<C’è da valutare il contesto…l’ascoltatore cambia… in Repubblica Ceca o in Germania nonostante non conoscessero la band hanno ascoltato dall’inizio alla fine perché erano là proprio per ascoltare la musica prettamente…In Italia c’è l’idea del divertissement non c’è curiosità>>
Qui sfociamo in un discorso immenso che si sintetizza nell’errore d’approccio, in Italia, rispetto alle manifestazioni artistiche quali o sono per divertimento e per passare la serata e non per una valutazione artistica.
<<Il nostro obiettivo è l’estero, in Italia ci si ritorna dalla finestra…quando si potrà suonare, manca la valutazione di ciò che arriva, il presupposto logico alla base è la propensione all’ascolto, se manca sei sordo>>
Voi siete stati in Italia durante il meeting del mare, giusto?
<<Il meeting è diventato un divertissement, ad oggi non mette in evidenzia l’artista piccolo, passa sotto l’ombra degli artisti consolidati …si è persa l’idea iniziale…ma stimo chi lo dirige>>
Edoardo
<<In Repubblica Ceca c’era un gazebo dove oltre ad una scaletta con gli orari e potevi confrontarti con l’artista per quaranta minuti…non solo c’è l’ascolto ma conosci l’artista direttamente>>
Voi mi dicevate che ci sono due canzoni del nuovo album, i due poli no?
<<Si rappresentano i due estremi da cui poi nasce tutto il resto dell’album>>
Quando parli di estremi cosa intendi?
I AM PAST
<<è un pezzo che ha la chitarra acustica, archi, e che userei dire quasi una ballade non classica che riserva delle belle atmosfere…quasi mediterranee o folk…strizza un po’ l’occhio all’universo dei Porcupine tree. Parla del progetto che ho dovuto abbandonare dopo ventisei anni>>
EUNOYA
<<Eunoya ha una matrice completamente diversa… potremmo definirlo un pezzo metal con uno spiraglio prog… forse si affaccia sul mondo dei Tool… parla della paura che unisce gli uomini >>
Mi dicono che l’idea sperimentale è quella di trovare una linea di accomunamento o meglio un ibrido tra le due correnti senza incanalarsi però sotto una definizione finita.
Qual è l’atmosfera delle due canzoni?
Vito
<<Ho sempre cercato degli accordi per creare un’empatia tra l’ascoltatore e le parti più nascoste dell’Io in una sua ricerca psicologica… sei tu che scavi in te stesso>>
La paura che unisce le persone, in Eunoya, cosa vuol dire?
<<Prendi il Covid, la dimensione della paura ha portato a delle unioni forti tra le persone… cerco sempre di non ricadere nella banalità ma di dare spazio alle cose a cui la gente dovrebbe dare peso invece di evitare>>
Il carattere del progetto nasce proprio dalle connessioni tra le persone, in particolare Vito mi parla dello spunto di un videogioco e di alcuni film che stanno varcando la soglia di quest’analisi che l’hanno spinto ad approfondire l’argomento aldilà dell’aspetto filosofico ma in chiave umana.
Secondo te l’approccio c’è ad oggi è legato ad una perdita dell’umanità o una debolezza che è stata data dalla paura?
<<Io penso che la debolezza nel genere umano ci sia sempre stata ma con il tempo è stata accantonata da altri aspetti mentre con la pandemia siamo stati costretti a fare il ‘punto della vita’… prima credevo fosse negativa mentre ora credo che sarà questa paura il punto di forza per la società futura>>
L’arte nasce per dare un volto all’ignoto, oggi l’arte è più comunicazione o esiste per evadere?
<<Io sono sicuro sia una questione di evasione…ormai non è più analizzata…è un ritrovarsi ma dipende dall’artista>>
L’evasione di cui mi parli e l’arte in generale può essere legata alla paura che non accettiamo, quindi evitare l’artista che mi tocca nel profondo perché mi crea disagio?
<<L’arte nasce per questo… l’arte chock è definita così proprio perché ti sconvolge…noi vogliamo smuovere gli animi, sarebbe facile parlare di unicorni ma preferisco che mi ascoltino dieci persone con l’anima che cento senza ritorno emotivo>>
Se doveste lasciare un messaggio ai lettori?
“Siate curiosi ed aprite la porta
altrimenti si perde il senso
del fare, dell’ascoltare e del sentire”
-EUTHYMIA