La Tornata Elettorale a Montoro è stata caratterizzata da un fervore e una tensione palpabili in tutte le frazioni. Quest’onda sta attraversando la comunità con un moto smanioso, rendendo ogni occasione di incontro un momento per esporre la propria opinione e scambiare valutazioni. Già solo questo basterebbe per dimostrare la vivacità e le possibilità di questo territorio.
Proviamo a partire dai risultati, pronosticati dai più come improbabili e che in realtà destano non poca sorpresa, facendo emergere la necessità di una riflessione più approfondita. Il primo dato rilevante che può aiutare a comprendere quale sia lo stato della “salute” politica a Montoro è l’affluenza: 18.050 elettori totali, il 71,5% che si è espresso attraverso 12.227 voti validi fa ben sperare rispetto al desiderio di partecipazione. Dei 6.000 che non hanno votato si dovrà di certo discutere.
Dai numeri, poi, è possibile provare a fare delle inferenze sulle condizioni contestuali che hanno determinato questo risultato, provando a focalizzare l’attenzione su alcuni punti:
1. La forza motrice principale è stata la presenza di personaggi iconici del territorio, conosciuti per la loro capacità di “mettere a terra” centinaia di voti e convogliarli. Gravitano intorno a queste stelle del panorama politico montorese altre figure che hanno evocato impietosi teatrini durante tutto l’arco della campagna elettorale e lo spoglio delle schede sopra e sotto i palchi: spropositi sui social tra commenti e propaganda, una prosodia sbilenca nel leggere fogli scritti, le offese e la voce grossa come unici strumenti di comunicazione. Mentalità medioevali, incapaci di proferire discorsi compiuti contenenti più di una proposizione semplice, misere di contenuti e a cui è indigesto il confronto reale. Improponibili.
2. L’incapacità di buona parte della cittadinanza di manifestare apertamente e gestire le votazioni con il più importante strumento del diritto: il voto d’opinione. È sfiancante informarsi, farsi un’idea e seguire assiduamente, ma purtroppo continuare ad elargire il proprio voto per mancanza di informazioni, soldi, favori (ahimè) o paura, vuol dire indebolire costantemente il Potere che ogni cittadino in una Democrazia possiede nel far valere la propria idea, qualunque essa sia. Un auto-sabotaggio, che ha dato vita alle precedenti amministrazioni chimera, dei mostri della mitologia greca che i poeti descrivevano col muso di leone, il corpo di capra, la coda di drago e vomitante fiamme.
3. Evidente è stata la sempiterna voglia di cambiamento, ormai diventata una costante delle pulsioni politiche dell’Italia del XXI sec. dal Movimento 5 Stelle in poi. Questa volta però, sembra aver lasciato un segno a Montoro: un’alternativa possibile alla mestizia generata dal vecchio modo di concepire la politica come clientelare, pregna di vacue promesse e favoritismi sembra essere germogliata. Il trasporto ed il coinvolgimento suscitati in questa tornata possono essere l’inizio di un nuovo percorso ideologico volto a maturare una visione di responsabilità individuale che si traduca in coscienza pubblica. Bisogna coltivarla costantemente per renderla endemica, ma ancor più necessario è provare a coinvolgere ancora altri, ad esempio quei 6.000 di cui sopra: come è risultato evidente, a fare la differenza possono essere poche centinaia di voti.
Ora che si è arrivati al ballottaggio tra due dei candidati a Sindaco, si aprono diverse prospettive: il punto è capire cosa si proporrà in questo secondo round per renderlo meno inconsistente del primo, a parte le funeste previsioni sulla cosiddetta “anatra zoppa”. Questa settimana sembra passare in sordina, dalle interviste rilasciate finora come al solito tutti soddisfatti e vincitori, ma la realtà è che il risultato ha tramortito la maggior parte dei partecipanti, che in mancanza di un piano B stanno ancora cercando di comprendere quale sia stato il piano A. Per citare un famoso “meme” che riporta fedelmente i commenti degli ultimi giorni tra i cittadini :”Non mi aspetto niente, ma sono già deluso”.
La riflessione più importante è da rivolgersi proprio alla cittadinanza: se non cambia la mentalità sotto i palchi, come possiamo aspettarci che cambino i personaggi sopra i palchi?
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Andrea Santaniello
Classe 1993, originario di Montoro (AV). Ho trascorso diversi anni in varie zone d'Italia per esigenze lavorative (Sicilia, Lazio, Abruzzo, Veneto) per poi dedicarmi al percorso universitario in Psicologia con specializzazione in Psicologia Applicata. Da sempre appassionato di scrittura, provo ad affrontare diversi temi con spirito critico e obiettività.