Cultura e spettacoloLibri

UN ANNO DI MOSTRE AL MUSEO IRPINO

AL COMPLESSO MONUMENTALE CARCERE BORBONICO

Il Museo Irpino, per il secondo anno, si prepara ad accogliere i visitatori con un intenso programma di mostre, studiate per soddisfare la conoscenza e la curiosità di un pubblico sempre più vasto e diversificato.

Riparte, infatti, da venerdì 5 aprile, il ciclo di “Un anno di mostre al Museo Irpino”, promosso dalla Provincia di Avellino con il Coordinamento Tecnico Scientifico del Museo Irpino e della Biblioteca provinciale “S. e G. Capone”, in collaborazione con artisti, associazioni e gallerie d’arte, locali e non. 

5 mostre si susseguono nell’arco temporale di un anno e porteranno, ancora una volta, l’arte contemporanea nelle sale espositive e non solo del Museo Irpino, presso la suggestiva sede del Carcere borbonico di Avellino.

La prima mostra in programma sarà ‘’il Sospetto’’, a cura di Rebecca Russo, che verrà inaugurata venerdì 5 aprile. L’idea di questa mostra, prende spunto dall’omonimo film di Alfred Hitchcock e si concentra principalmente sui temi delle relazioni tossiche e del narcisismo perverso. Sarà una collettiva che raccoglie un gran numero di opere di pittura, fotografia e installazioni che hanno, direttamente o indirettamente, qualcosa di importante da dire sul narcisismo patologico e i suoi effetti nefasti sulle relazioni. La mostra sarà visitabile fino al 31 maggio. 

 Dal 7 giugno, il secondo appuntamento in programma sarà con “Anatomia del vuoto”, personale di Cristina Cianci a cura di Michelangelo Giovinale. In questa mostra, visitabile fino al 27 luglio, l’artista si muove in uno spazio di ricerca strettissimo, fra visibile e invisibile, nello scavo profondo della perdita, dove si incontrano insieme ai resti, il dolore del mondo e il nostro. Il vuoto è uno spazio privo di materia, eppure nella sua pratica più che ventennale Cristina Cianci, come dice il curatore Giovinale, ha provato a contenerlo attraverso la manipolazione della materia, mantenendosi fedele all’uso della cartapesta che ha assunto un carattere distintivo della sua opera. 

A partire dal 2 agosto, le sale espositive ospiteranno la mostra “l’Arte e il Tempo” di Ettore de Concillis, pittore molto noto al panorama artistico avellinese e non solo. Il percorso espositivo, in mostra fino al 28 settembre, ripercorerrà una carriera artistica intensa e impegnata da un punto di vista sociale e politico, quella di de Conciliis, che, partendo dal Murale della Pace di Avellino (1965), dove per la prima volta in una chiesa entrano le immagini dei contadini del sud Italia in lotta contro il latifondo, arriva fino ai recentissimi interventi (2020), a Roma, per le pale d’altare della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri con il dittico Le Pale del Mediterraneo. Saranno visibili anche alcuni progetti non realizzati che riguardano principalmente la città di Avellino.

Il mese di Ottobre sarà caratterizzato dall’inaugurazione di due mostre.

Il 4 ottobre andrà in scena Caleidoscopio Danimarca, a cura di Andrea Del Guercio. Un’articolata esposizione dedicata a quelle personalità dell’arte che possono svelare il patrimonio contemporaneo della Danimarca. Un percorso attraverso diverse generazioni, dai giovani emergenti ai Maestri, rappresentanti di quell’area fortemente ‘espressiva’ che contrassegna l’estremo nord dell’Europa occidentale. Dalla pittura alla scultura, dalla grafica alla video art e all’installazione, questa mostra, che terminerà il 30 novembre, sarà un racconto e una scoperta di quest’area geografico-culturale.  

Dal 18 ottobre, nelle celle di isolamento, i visitatori potranno ammirare la mostra fotografica ‘’TOKAI. I BAMBINI DI STRADA DI DHAKA’’ di Marco Giannatasio visitabile fino al 4 gennaio 2025. Un reportage fotografico, che chiude il programma di Un anno di mostre al Museo Irpino, in nome e a supporto dei bambini di Dhaka, in Bangladesh. In questo luogo il consumo di droga è diffusissimo, in particolar modo la più misera di esse, la colla, usata da bambini anche piccolissimi, i cosiddetti “Tokai”. Si stima che nella sola Dhaka ci siano oltre 60000 bambini abbandonati. L’uso di queste sostanze, sommato all’impossibilità di accedere a cure mediche, anche di base, causa una mortalità elevatissima tra di loro. Il fotografo ha realizzato queste immagini collaborando con delle piccole ong, nate sotto la spinta dei missionari Saveriani, che si occupano di fornire un rifugio a questi bambini, la possibilità di studiare, o l’aiuto a cominciare un’attività lavorativa che possa dar loro dei minimi mezzi di sussistenza.

Articoli correlati

Le pillole di Francesco Vitulano: “La generosità è un dono che appartiene all’anima. Non dipende da ciò che hai, ma da ciò che sei.”

Redazione Inveritas

Tutto pronto per la XI Edizione della “Notte Bianca Salerno”. Programma ricco di musica e spettacoli

Redazione Inveritas

A CAVA DE’ TIRRENI C’È LA “PERGAMENA BIANCA”

Redazione Inveritas

Utilizziamo i cookie per una esperienza ottimale di utilizzo. Accetta Leggi tutto