CronacaNorme e tributi

Rischio usura e fenomeni illegali per le imprese

I fenomeni illegali (contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione), quindi non solo racket ed usura, alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti, ed hanno un impatto importante sull’economica. Ed invero, questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata.

Indagine sul rischio usura per le imprese italiane

In occasione della decima edizione della Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace”, la Confederazione ha svolto un’indagine riguardo al rischio usura e fenomeni illegali e sulla percezione e i costi per le imprese del terziario di mercato. L’indagine è stata realizzata su un campione di 3.200 imprese sotto i 50 addetti del terziario (commercio all’ingrosso, al dettaglio alimentare e a quello non, tabacchi, alloggio, ristorazione, bar e trasporti). L’usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%) seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%). Il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese. 

La percezione degli imprenditori sui fenomeni illegali

Criminalità e percezione del fenomeno influenzano i comportamenti d’investimento da parte degli imprenditori e contribuiscono, quindi, a comprimere la crescita di lungo termine dell’economia. L’analisi evidenzia un peggioramento della percezione dei livelli di sicurezza tra le imprese del terziario di mercato. Quasi il 12% degli imprenditori, infatti, percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Il dato è più accentuato nelle grandi città (16,2%), al Sud (16,6%), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e per gli alberghi (20%). La percezione maggiore tra i fenomeni criminali in maggior aumento riguarda l’usura (27%).  Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud, dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Seguono, poi, l’abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%).

Cosa fare quando si è a conoscenza di un fenomeno di usura o quanto, malgrado tutto si diventa vittime di questo infinito vortice?

Di fronte all’usura e al racket il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 6,4% pensa di non poter fare nulla. I dati ora citati non sono confortanti sono indicativi di una grande sfiducia che potrebbe essere alimentata da più fattori, mancanza di fiducia nella giustizia, il sentirsi abbandonati a sè stessi dopo la denuncia, la difficoltà di ottenere crediti dalle banche. Tutti fattori che minano fortemente la volontà di un imprenditore di denunciare.

I costi dell’illegalità per le imprese

Elaborazioni e stime dell’Ufficio Studi Confcommercio, su dati di varie fonti, registrano ad elevato rischio usura e altri eventi criminali siano circa 30mila imprese del commercio e dei pubblici esercizi.  Senza contare i costi dell’illegalità alle imprese. Basti pensare che la perdita annua del fatturato è pari al 6,3% e in termini di valore aggiunto a 4,7 miliardi di euro, a cui si aggiungono 195mila posti di lavoro regolari a rischio. Entrando nel dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.

Come prevenire il fenomeno usura

In questo contesto, strumenti strutturali, alcuni già esistenti, possono essere utili a prevenire il fenomeno del ricorso all’usura nell’ambito dei sistemi imprenditoriali locali. È necessario, pertanto, rilanciare l’operatività dei Confidi a favore delle imprese a rischio usura (all’art. 15 della legge 7 marzo 1996, n. 108), attraverso un generale potenziamento e la revisione degli schemi di funzionamento. In particolare gli interventi dovrebbero essere volti a semplificarne l’utilizzo e ad ampliarne l’accesso. La stessa legge 108/96 regola l’accesso al fondo previsto dall’ articolo 14, gestito dal Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, istituto presso Ministero dell’Interno.

Una proposta che potrebbe essere fatta e che aiuterebbe molto le imprese sarebbe quella di “quanto sia utile all’azienda ‘vittima di usura’ l’erogazione di un mutuo ai fini del reinserimento nell’economia legale” dato che in molti casi il mutuo va “ad aggiungersi alla cospicua mole di debiti che l’azienda già ha, rendendo così difficile sia la ripresa economica, sia la restituzione rateale dell’importo al Fondo“.

Infine, relativamente alla necessità di supportare il delicato e sofferto percorso di denuncia da parte delle vittime di racket e usurasono da considerare positivamente, e pertanto da incentivare, i progetti di partenariato fra associazioni antiracket ed antiusura riconosciute (attraverso l’iscrizione agli appositi albi prefettizi) e le associazioni di categoria. Partenariati che ottimizzano le sinergie fra l’esperienza e la professionalità delle associazioni antiracket e antiusura e la capillarità e la vicinanza al sistema imprenditoriale delle organizzazioni datoriali, da sempre punto di riferimento e di ascolto degli imprenditori. Il contrasto al fenomeno può essere tanto più efficace tanto più l’imprenditore non è lasciato solo a stesso ma deve essere supportato, sostenuto ed aiutato poiché un imprenditore salvo equivale a posti di lavoro e alla crescita economica della nazione.

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