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Bollette pazze? Ecco come difendersi!

Non sarà sfuggita la notizia della morta Caterina Giovinazzo, la donna colta da infarto dopo aver ricevuto una bolletta da 15mila euro, notizia di qualche settimana fa.

Non è raro ricevere delle bollette di energia o gas molto più alte del previsto e che prevedono costi eccessivi non dovuti.

Cosa fare in questi casi? Ecco tutti i casi in cui è possibile contestare le bollette seguendo una precisa procedura.

Partiamo dalla disamina dei 3 tipi di contestazione bollette più comuni

Contestazione bolletta luce – La contestazione delle bollette della luce implica il sollevamento di dubbi o lamentele riguardo a errori nei consumi riportati, tariffe applicate o addebiti impropri da parte del fornitore energetico. I consumatori possono avviare il processo contattando il servizio clienti, fornendo prove a sostegno della contestazione e, se necessario, coinvolgendo le autorità di regolamentazione del settore energetico per una risoluzione. La comunicazione documentata e la richiesta di riesame della bolletta sono passaggi chiave in questo processo.

Contestazione bollette gas – Come accade per l’energia elettrica, la contestazione delle bollette del gas coinvolge la segnalazione di eventuali errori nei consumi, tariffe o addebiti da parte del fornitore del gas. I consumatori possono iniziare il processo contattando il servizio clienti, presentando prove concrete della contestazione e, se necessario, rivolgendosi alle autorità di regolamentazione per una risoluzione. Una comunicazione chiara e la richiesta di riesame della bolletta sono fondamentali per affrontare questioni legate alla fatturazione del gas.

Contestazione bollette acqua – La contestazione delle bollette dell’acqua coinvolge il sollevamento di dubbi o contestazioni riguardo ai consumi segnalati o addebiti impropri. I consumatori possono avviare il processo comunicando direttamente con il fornitore idrico, presentando prove a sostegno della loro contestazione e cercando una risoluzione conciliativa.

Dopo aver visto quali sono i casi in cui è possibile contestare una bolletta, non ci resta che vedere come fare, anche se la cosa migliore è rivolgersi ad un professionista che può aiutarci.

1. Inviare al fornitore una lettera di reclamo

La prima cosa da fare è inviare una lettera di reclamo al tuo fornitore tramite mail PEC – la posta elettronica certificata – o una raccomandata A/R – ovvero con ricevuta di ritorno – oppure tramite fax. Tuttavia, alcuni fornitori danno la possibilità ai propri clienti di poter inviare la lettera di reclamo online, direttamente dal loro sito.

Ciò che devi subito sapere è che i fornitori hanno l’obbligo di fornire una risposta in tempi abbastanza brevi, pena un indennizzo che si somma a un eventuale risarcimento. 

Ma cosa deve contenere la lettera di reclamo? 

Innanzitutto, la lettera di reclamo deve contenere tutti i dati della fornitura e del suo intestatario. Solo in questo modo è possibile capire in modo univoco per quale cliente si sta chiedendo il rimborso. Tra questi dati, è importante specificare:

  • il codice cliente attribuito direttamente dal fornitore;
  • dati dell’intestatario della fornitura – nome, cognome, codice fiscale;
  • l’indirizzo della fornitura in cui si è ricevuta una bolletta eccessivamente onerosa; 
  • il codice del contatore che si riferisce alla fornitura in questione. Si tratta di un codice composto da 15 cifre numeriche che ha come scopo quello di identificare il contatore univocamente rispetto a tutti gli altri contatori presenti sul territorio italiano. Per il gas servirà il codice PDR, mentre per l’energia elettrica si chiama codice POD. Entrambi i codici sono sempre indicati nelle rispettive bollette gas e luce;
  • dati della bolletta contestata, ovvero il numero della fattura emessa e la sua data di emissione.

Il nostro consiglio è quello di includere anche una fotocopia della stessa bolletta, in modo tale che per chi si occuperà della pratica sarà più facile reperirla. 

2. Rivolgersi a dei mediatori affinché sia facilitata la conciliazione

Se non si riceve alcuna risposta nei tempi prestabiliti o se non si è soddisfatti della risposta arrivata da parte del fornitore, c’è la possibilità di rivolgersi ad un mediatore

Facciamo qualche esempio: 

  • associazioni consumatori – importante ricordare che è necessario fare un versamento della quota d’iscrizione; 
  • camera di commercio – con un contributo variabile; 
  • ARERA per luce, gas e acqua – a titolo gratuito.

Grazie all’aiuto del mediatore si provvederà ad organizzare uno o più incontri di conciliazione al fine di risolvere la questione con un accordo. Il primo incontro deve essere organizzato da 10 a 30 giorni dopo la richiesta.

Questa fase deve finire entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza. Nei casi più complessi è possibile ottenere una proroga di 30 giorni. 

3. Intentare causa nei confronti dell’erogatore del servizio

Questa fase è possibile soltanto nel momento in cui si siano già consumati i primi due tentativi amichevoli.

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