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Le fasce orarie di reperibilità vanno armonizzate, il TAR da ragione alla Uilpa polizia penitenziaria. Svolta per tutti i dipendenti pubblici

“La mancata armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità ha fra l’altro determinato una disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato, considerato che un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito. Ne è quindi derivata la violazione dell’art. 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di uguaglianza. Il mantenimento delle differenziate fasce orarie, con una durata complessiva, per il settore pubblico, quasi doppia rispetto a quella del settore privato (7 ore a fronte di 4 nell’arco di una giornata) è indicativo anche di uno sviamento di potere. Tali controlli ripetuti, associati a una restrizione delle ipotesi di esclusione dall’obbligo di rispettarle, sembrano piuttosto diretti a dissuadere dal ricorso al congedo per malattia, in contrasto con la tutela sancita dalla Carta costituzionale dall’art. 32”.

“Sono solo alcuni dei principi di diritto ricavabili dalla sentenza del TAR del Lazio, pubblicata ieri, da noi adito nel 2018 con l’assistenza dello studio legale Lorenzo di Gaetano, del foro di Busto Arsizio, per acclarare l’illegittimità del decreto ministeriale n. 206 del 2917, meglio noto come ‘decreto Madia’, il quale disciplina le fasce orarie di reperibilità e le modalità con cui devono effettuarsi le visite di controllo nei confronti dei dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro per malattia”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

“A volte bisogna attendere diversi anni, come in questo caso, ma nonostante tutto si trova un giudice a Berlino. Noi lo abbiamo trovato presso il TAR del Lazio, che ha accolto integralmente le nostre tesi, magistralmente esposte dall’avvocato Lorenzo di Gaetano, e ha annullato ‘in parte qua’ il decreto ministeriale Madia-Poletti, ministri dell’allora governo Gentiloni. Non solo, ma il TAR ha anche precisato che stante l’effetto conformativo riconosciuto alla sentenza, nell’adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione in parola”, spiega il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.

“A dispetto delle divagazioni del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, il quale immagina, e ce ne vuole, il ‘posto figo’, la giustizia amministrativa, come ha già ripetutamente fatto anche la Corte Costituzionale con il TFR/TFS differito e, ancor prima, con il blocco dei rinnovi contrattuali, sancisce una volta in più che i dipendenti pubblici continuano a essere bistrattati e discriminati e che lo Stato va annoverato fra i peggiori datori di lavoro del Paese. Ora continueremo a seguire la vicenda auspicando che si risolva definitivamente, come sarebbe doveroso, per mano politica e via amministrativa, con la riscrittura del decreto ministeriale fedele alla delega di legge, e non ancora in un’aula di giustizia”, conclude De Fazio.

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