di Francesco Giliberti
La politica nazionale va avanti anche per inerzia e l’arte che attiene alla città-stato è quasi del tutto scomparsa, perché?
Forze e vincoli di natura economica, sociale e culturale riducono al minimo la possibilità di effettuare azioni finalizzate alla buona amministrazione. Le manovre dalle più banali e immediate alle più laboriose sono bloccate dalla forza di gruppi di persone, dalla potenza delle lobby, dalla mentalità di alcuni ceti sociali, dalla formazione e civiltà dell’intero popolo.
L’impressione è che sui fatti importanti riguardanti il paese si faccia solo comunicazione proprio a causa dei vincoli descritti precedente. Ecco, la comunicazione.
La comunicazione è parte essenziale della politica, è dal confronto e dalla cooperazione che nascono le azioni non sterili, ma se si fa solo comunicazione cosa succede?
La figura del politico viene lentamente sostituita da quella del comunicatore con una forte conseguenza: solo i fatti con fini propagandistici diventano importanti ed avremo solo azioni improduttive.
In futuro, con un cambio generazionale, si potrà riporre al centro della vita amministrativa nazionale la Politica? Riusciremo a svincolarci dalla centralità della comunicazione? Riusciremo noi popolo a misurare la bontà di una personalità politica in base alle azioni e non solo alla comunicazione? Riusciremo a non cadere nel baratro della propaganda?
La politica è di ogni soggetto sociale e deve riacquistare il rispetto e la dignità che merita; alla frase “Non facciamo politica”, ribelliamoci.
Francesco Giliberti