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PAROLA E’ VITA

VANGELO CON BREVE RIFLESSIONE DELLA VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

di don Adriano D’Amore

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».
E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

DALLA PAROLA ALLA VITA


Nelle letture di questa VI domenica si accampa, terrificante, l’incubo di una malattia che, ancor oggi, anche solo sentendola nominare, incute paura: la lebbra. Il Levitico ne dà una descrizione minuziosa. Ai primi sintomi occorreva presentarsi alle autorità religiose che ne certificavano l’esistenza. Chi ne era colpito veniva subito estromesso dalla comunità per evitare la contaminazione di altre persone, ma soprattutto perché era considerato impuro. La lebbra era considerata una maledizione divina, un castigo per il peccatore. Avvicinare un lebbroso, per la legge mosaica, era vietato non tanto per una pur “saggia” prudenza di carattere medico, ma per ragioni religiose, chi non rispettava queste norme era considerato irreligioso, “ateo” diremmo oggi, passibile dunque di condanna. Con queste premesse si comprende il gesto irrituale compiuto da Gesù. Un lebbroso gli si presenta dinanzi. Se Gesù avesse obbedito alla legge – che riguardava anche lui, ebreo: anch’egli ne era soggetto – avrebbe dovuto evitarlo, abbandonarlo al proprio destino, alla sua condizione di escluso, come aveva fatto la comunità in cui viveva. Era “normale”, “giusto”, addirittura doveroso
Gesù non fa così. Si muove a compassione, addirittura Fa obiezione di coscienza alla legge. Ad una legge, per giunta, “religiosa”.  Il racconto è caratterizzato da uno straordinario clima di normalità. Infatti, Gesù dirà al lebbroso guarito: «Guarda di non dire niente a nessuno» ma egli, «si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto». Divulghiamo anche noi come il lebbroso la misericordia di Dio e chiediamo al Padre nostro che è nei cieli di risanarci dal peccato che ci divide e dalle discriminazioni che ci avviliscono. Che il Signore ci aiuti a scorgere nel volto del prossimo l’immagine del Cristo Gesù, unica nostra salvezza.

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