L’estetica del bello, una ricerca infinita
Venerdì alle ore 18,30 al PIMAC – Pinacoteca d’Arte Contemporanea Città Di Montoro, sita in Piazza Maggiore Citro a S. Bartolomeo di Montoro, organizzato dall’Associazione culturale ‘ContemporaneaMente APS’ il dialogo che vedrà iSaluti Istituzionali di: Salvatore CARRATU’, Sindaco Città di Montoro;Giovanni GAETA, Assessore alla Cultura;Antonello CERRATO, Consigliere Provinciale e Gerardo FIORE, Presidente Associazione culturale ‘ContemporaneaMente APS’. Quali Ospiti relatori vi saranno: Michelangelo GIOVINALE, critico d’arte; Ugo CORDASCO, artista; Elio GOKA, scrittore. Coordina: Eliana PETRIZZI, artista e direttore artistico PIMAC
Nessuna superficie che appare bella – scriverà Nietzsche – è tale se non ha conosciuto la profondità degli abissi.
Eppure, i contemporanei sembrano aver smarrito l’espressione più autentica della bellezza nell’intero olimpo dell’apparenza.
Il suo valore proprio, la sua profondità. Il bisogno di ricerca verso un orizzonte di senso, nell’esistenza di una vita che oggi appare, inevitabilmente, scarsa.
Nell’era moderna, questa atavica necessità di nutrirsi di superfici apparentemente belle e che raggelano, che soffocano nella velocità un respiro di profondità, trattengono ancora l’antica lezione classica della bellezza dei Greci, per la quale ogni forma è, principalmente, anche una questione di interiorità?
Cosa c’è all’interno di ogni forma oggi, racchiuso in ogni fattezza, che la complessa modernità ci impedisce di cogliere? come risorsa segreta, muta eloquenza del senso intimo delle cose, dell’uomo, della natura e, soprattutto, del nostro tempo?
Sono questi gli interrogativi che l’Associazione Culturale “ContemporaneaMente APS” ha voluto porre al centro del convegno in programma venerdì 15 novembre 2024 alle ore 18.30, nella Pinacoteca d’Arte contemporanea di Montoro (AV).
In dialogo, moderati da Eliana Petrizzi, il critico d’arte Prof. Michelangelo Giovinale, l’artista e architetto Ugo Cordasco, lo scrittore Elio Goka.
Oggi, sembrerebbe essere degna di nota solo l’idea di una bellezza esteriore, così tanto diffusa da esserne travolti, allorché ci imbattiamo quotidianamente in essa. Ma siamo, e sembra essere un paradosso, impossibilitati a darne una definizione che sia più prossima alla verità. Perché un punto resta saldo nella ricerca di una definizione del bello: che debba essere anche vero. Associando il concetto di “Bellezza” a quello di “Verità”, per dirla con le parole di Platone – padre indiscusso del pensiero occidentale – l’idea di un Bello è inscindibile da quello del Bene.
Se la bellezza dunque è ricerca di verità, è improbabile che possa collocarsi sulla superficie apparente delle cose.
Ad un critico attento qual è Giovinale, che dall’analisi del lavoro degli artisti ricava la sua fonte di verità; ad un artista come Cordasco che, nell’epifania di nuove opere, impatta continuamente contro la poetica della materia e la screpolatura di una superficie; ad uno scrittore come Goka che narrando, inevitabilmente non può sottrarsi al confronto con la bellezza senza tempo dei grandi della letteratura, verrà chiesto se ha un senso, ancora oggi, quanto affermato da Dostoevskij: che “la bellezza salverà il mondo”.
O viceversa, se siamo al punto di affermare che è compito dell’uomo salvare il mondo, solo se si è in grado di riconoscere il “Bello” e il “Vero” muovendosi, oltrepassandoli, verso l’ignoto e il mistero.
A muovere il mondo è una strana inquietudine, un’angoscia, uno stato d’animo irrequieto, che si cela nell’ombra della vita. È lì che bisogna tornare a cercare: in quella verità oltre la patina effimera delle cose. Come scriverà Italo Calvino nel 1972 nelle sue ‘Città invisibili’: “L’occhio non vede cose, ma figure di cose che significano altre cose.”