Ieri si è tenuto il primo incontro preliminare sulla contrattazione del FESI al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, a cui hanno preso parte le sigle sindacali rappresentative.
Un confronto per avviare l’iter che porterà, di qui a qualche mese, a discutere le voci da alimentare con il Fondo di Efficienza dei Servizi Istituzionali.
Il Nuovo Sindacato Carabinieri sarà protagonista unitamente alle altre sigle con cui dialoga, per stabilire i criteri di distribuzione dei fondi che saranno messi a disposizione.
“Valorizzare tutti i carabinieri” sarà la parola d’ordine.
“In considerazione di ciò – sostengono i segretari nazionali Michele Fiore, Vincenzo Incampo, Toni Megna e Igor Tullio, presenti al tavolo tecnico – chiediamo ai colleghi tutti di seguire l’intero iter e sostenerci anche con proposte nel merito, perché, in questo percorso che ci carica di responsabilità, il contributo di ciascuno può fare la differenza”.
I segretari intervengono anche sulle “limitazioni sempre più stringenti” per i sindacati militari.
“Sia riconosciuta l’autonomia – chiede NSC – delle Associazioni Professionali a Carattere Sindacale che rappresentano ogni giorno le istanze dei militari: impedire loro agibilità significa mortificare l’impegno quotidiano che i carabinieri svolgono di concerto con la Polizia”.
“Se da un lato comprendiamo l’affievolimento di alcune prerogative sindacali già in seno alla legge – affermano – dall’altro non possiamo accettare limitazioni anticostituzionali e anacronistiche”.
NSC chiede che siano dunque riconosciuti i diritti costituzionali.
Le sei sigle rappresentative dell’Arma che hanno già avviato un percorso comune intraprenderanno ogni iniziativa consentita affinché si possa richiedere piena agibilità.
Paradossalmente, mentre l’Arma in tutte le sue componenti si è resa pioniera, creando vasi comunicanti, le norme sulle APCSM si fanno sempre più stringenti.