“Gli errori nella gestione della piazza a Pisa durante la manifestazione degli studenti venerdì scorso sono evidenti e sono stati ammessi anche dagli addetti ai lavori, oltre che certificati dalle parole del Presidente Mattarella. Altrettanto palesi sono state le degenerazioni di talune situazioni carcerarie che hanno visto coinvolti appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria. Tutte vicende che saranno evidentemente sottoposte al vaglio penale e amministrativo per accertare ogni responsabilità a qualsiasi livello. Non siano il pretesto, però, per non aprire una discussione seria sui correttivi da apportare al reato di tortura”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Non chiediamo, né vogliamo, l’abrogazione del reato di tortura, ma di certo si rende necessaria una sua revisione onde evitarne una contestazione generalizzata in ogni evento turbativo dell’ordine e della sicurezza nel quale gli operatori delle forze dell’ordine siano costretti, loro malgrado, a usare la forza. Sono ormai centinaia le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria che risultano indagati e sottoposti a procedimento penale, spesso previa sospensione dal servizio, con la contestazione della fattispecie prevista e punita dall’articolo 613-bis del codice penale. Non neghiamo che in qualche circostanza ci possano essere delle responsabilità e, rispetto a esse, è nostro interesse che si faccia chiarezza individuando e sanzionando chi le abbia commesse. Molto spesso, però, la denuncia nei confronti degli operatori è solo un modo per precostituirsi un alibi, dopo aggressioni, tumulti e rivolte, con gli appartenenti alla Polizia penitenziaria che si vedono schiacciati fra l’incudine delle violenze dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura”, spiega il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Si apra allora una discussione seria, senza pregiudizi e strumentalizzazioni politiche, per una revisione dell’articolo 613-bis del codice penale che possa garantire la tutela delle persone a 360 gradi, indipendentemente da ruolo ricoperto nella società, e in un giusto equilibrio di pesi e contrappesi che non indebolisca chi, al servizio del Paese, adempia legittimamente al difficilissimo compito di far osservare le regole democratiche e di civile convivenza”, conclude De Fazio.