Avellino e provinciaCronaca

Avellino, scovati in cella uno smartphone, un microtelefono e numerose spranghe di ferro

Casa circondariale “Antimo Graziano” di Avellino, durante una perquisizione saltano fuori telefoni e spranghe. A darne notizia Tiziana Guacci, segretario regionale della Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Nella mattina di ieri, nel carcere di Bellizzi è stata effettuata una perquisizione straordinaria nella cella di un detenuto di origini italiane che, solo pochi giorni prima, aveva rifiutato il trasferimento ponendo in essere vari atti turbativi dell’ordine e della sicurezza interna del Reparto. Nella cella sono stati rinvenuti uno smartphone, un microtelefono e numerose spranghe di ferro probabilmente costruite per aggredire il personale di Polizia Penitenziaria qualora avesse tentato nuovamente di trasferirlo. Sembrerebbe che il detenuto in questione si barrichi ogni sera all’interno della cella usando oggetti e spalliere dei letti per ostacolare un eventuale ingresso del personale di Polizia. È chiaro che tali episodi di mancato trasferimento si verificano anche a causa del timore di ricorrere all’ articolo 41, comma uno, dell’Ordinamento penitenziario che espressamente prevede “il ricorso all’uso della forza per vincere la resistenza agli ordini impartiti”, timore che trova la sua origine nel fatto che ci sono continue denunce da parte di alcuni detenuti  a carico della Polizia Penitenziaria spesso  strumentali,  attraverso il ricorso all’art. 613 bis del Codice penale che prevede il reato di tortura”, spiega Guacci, che aggiunge: “Il problema che resta non è l’applicazione dell’uso della forza ma chiarire le modalità applicative della stessa senza incorrere in processi penali per “reati di tortura”. Non si può pensare di risolvere tale problematica attraverso l’uso di un “manuale operativo”.

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