“Tremila morti, novemila feriti e oltre trecentomila senzatetto fanno del terremoto dell’Irpinia l’evento più catastrofico della storia repubblicana: era il 23 novembre del 1980 quando la terra cominciò a tremare, provocando in soli novanta secondi una devastazione senza precedenti. Il terremoto dell’Irpinia segnò un punto di svolta sia in tema di gestione delle emergenze territoriali sia nel perfezionamento delle norme in materia di ricostruzione dei territori altamente sismici. Ciò nonostante, il racconto del sisma pare essere consegnato soltanto al canone giornalistico e, in particolare, alla declinazione dell’inchiesta giudiziaria famosa come «Irpiniagate» che ha investigato su sprechi, tangenti e malaffare, ma che è stata anche l’occasione per strumentalizzazioni politiche che, rivitalizzando l’antico pregiudizio antimeridionale, hanno dato l’impulso decisivo a un movimento come la Lega nord e alla costruzione di una narrazione che ha visto nei decenni il riproporsi della questione meridionale. Improvvisamente, il Mezzogiorno aveva drenato un eccesso di risorse, tanto da mettere a repentaglio la prosperità di altre parti del paese. Questa dicotomia si è talmente accresciuta da fare ritenere la ricostruzione in Irpinia come uno degli sprechi più ingenti del secondo dopoguerra. A distanza di 43 anni, la realtà dei fatti, la cronaca politica, ci consegna ben altro. Fare luce in maniera definitiva, con il giusto distacco temporale su questo momento spartiacque della storia repubblicana, anche attraverso la costituzione di una commissione d’indagine conoscitiva, forse ci aiuterebbe a capire, anche l’evoluzione o involuzione degli strumenti di protezione civile, le normative sempre più ricorrente sulle catastrofi e soprattutto ci consegnerebbe i prodromi di quello che oggi è divenuto, maldestramente, uno dei temi di scontro politico”. Lo scrive in una nota Toni Ricciardi, vice presidente irpino del gruppo Pd alla Camera
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