«Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ’68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
Queste sono le parole di Paolo Crepet , Psichiatra e scrittore italiano, in un’intervista recente. Il suo intervento è interessante perché pone l’attenzione su un fenomeno che è spesso sottovalutato, ma che ha importanti conseguenze per la società.
Per Crepet, il conflitto generazionale non è solo un fenomeno naturale, ma anche un momento positivo. È un momento in cui le generazioni si confrontano, si scontrano e si influenzano a vicenda. È un momento in cui i giovani si affermano come soggetti attivi e autonomi, e i vecchi trasmettono la loro esperienza.
Negli ultimi decenni, però, il conflitto generazionale sembra essere scomparso. Le generazioni si sono avvicinate, hanno iniziato a condividere gli stessi valori e le stesse aspirazioni. Questo ha portato a una serie di conseguenze negative.
Anche se da un lato, l’avvicinamento tra le generazioni ha contribuito a ridurre i conflitti e a creare un clima di maggiore tolleranza e comprensione, dall’altro lato ha portato a una certa omologazione, a una perdita di originalità e creatività.
Crepet sottolinea alcuni dei rischi di questa situazione. Innanzitutto, il fatto che le generazioni si assomigliano sempre di più può portare a una società statica e non più dinamica, In secondo luogo, l’assenza di conflitto generazionale può limitare la crescita e lo sviluppo dei giovani.
Lo scrittore invita a riflettere su questi temi, per trovare il modo di recuperare un sano rapporto basato sulla giusta dimensione dei ruoli, quello genitoriale e quello dei figli, che stimoli le generazioni a confrontarsi e a crescere insieme.
L’altro argomento del quale parla nell’articolo è quello della pornografia, sottolineando il fatto che l’erotismo è stato ucciso dalla pornografia.
Lo psichiatradice della sessualità: «Oggi è vissuta senza desiderio», afferma: «I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso».Lo scrittore fa una critica forte alla pornografia, che ritiene sia responsabile di una visione distorta della sessualità. La pornografia, secondo lui, trasforma il sesso in un mero atto meccanico, privo di desiderio e di passione,quindi invita a recuperare un’idea più autentica della sessualità, che sia basata sul desiderio, sulla scoperta e sulla condivisione.
In conclusione Crepet invita a riflettere su questi temi, credo che sia importante trovare il modo di recuperare un sano conflitto generazionale, attraverso un dialogo aperto e sincero tra genitori e figli, e attraverso un’educazione che stimoli i giovani a pensare criticamente e a sviluppare la propria autonomiaper crescere bene senza conflitti e per raggiungere i risultati sperati.