Il decreto del governo aggrava crisi sociale
Con il decreto licenziato ieri dal governo Meloni si è deciso lo stop immediato alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura; restano possibili solo le detrazioni e si introduce il divieto a tutte le pubbliche amministrazioni di acquistare crediti di imposta scaturiti dalle opzioni di cessione. I lavori già avviati avranno ancora a disposizione la possibilità di liquidare i bonus. Per il Governo i costi del Superbonus non sono sostenibili per lo Stato e quindi per tutti i cittadini. Il ministro Giorgetti ha specificato che la cessione dei crediti dei bonus edilizi è costata 2.000 euro pro-capite e che le cessioni hanno avuto “potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico“. Ma la misura ha immediatamente fatto scattare le proteste di associazioni di costruttori, sindacati e partiti di opposizione. Per loro con questo decreto si blocca definitivamente l’effetto positivo dei bonus edilizi. In una nota il Pd spiega che: “vietare agli enti locali e alle altre P.A. di acquistare i crediti incagliati vuol dire condannare alla chiusura decine di migliaia di imprese, fermare almeno 100 mila cantieri, mandare sul lastrico migliaia di famiglie e far perdere il lavoro a centinaia di migliaia di persone occupate nel settore edile e in tanti altri comparti. In una parola, non soltanto e’ stato affondato il Superbonus, ma anche la possibilità di veder risolto il problema dei crediti incagliati. E per di più, lo si e’ fatto ai danni delle imprese e delle persone meno abbienti, visto che la cessione del credito consentiva che la misura fosse alla portata di tutti indipendentemente dalle proprie capacità economiche”.