Nell’anno in corso l’agroalimentare europeo, e quindi italiano, potrebbe essere investito da una nuova tempesta destinata a fare non pochi danni. Dopo gli insetti, infatti, si affaccia concreto lo spettro dell’arrivo in tavola della carne sintetica. Da novembre scorso la Food and Drug USA ha dato un primo via libera al pollo prodotto in laboratorio. Un ok che apre una breccia non piccola anche in Europa. Non a caso i primi ad intervenire con delle note di preoccupazione sono state le associazioni di produttori come la Coldiretti e quelle dei consumatori. La prima parla apertamente di “minaccia letale” per il mondo agricolo; i secondi puntano sui problemi di salute che potrebbero investire i consumatori.
Non manca chi, non ultimo, punta il dito sui possibili danni arrecati alla bio-diversità. E’ bene ricordare che su questa ventilata apertura al mercato europeo si sono espressi con una petizione contraria tanti cittadini e governanti italiani. In prima fila c’è il governo con le sue alte cariche. I consumatori- cittadini dal canto loro chiedono al premier e al suo governo di farsi promotori in parlamento di una norma di legge che vieti la “produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico sul suolo italiano”. Il tempo non mancherebbe visto che per approdare sulle nostre tavole un pollo sintetico dovrà percorrere lo stesso iter di approvazione che è servito a portare in Europa gli insetti nel piatto. Si dirà: ma ci sono arrivati! Certo ma prima c’è bisogno dell’autorizzazione della Commissione UE e poi dell’EFSA ossia l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Tempi lunghi ma questo non significa che i produttori di carne sintetica non arriveranno mai a tagliare il traguardo adognato.
Come detto il primo passo lo hanno già dato nel novembre dello scorso anno con la Food and Drug Administration che ha concluso positivamente la consultazione pre-commerciale su questo prodotto destinato all’alimentazione umana ricavato in laboratorio da cellule animali di pollo coltivate. Come si sono affrettati a chiarire in molti, ciò significa che l’ente americano “non ha nulla da obiettare sulla sicurezza alimentare” del prodotto coltivato nei laboratori della californiana Upside Foods. La parola definitiva sull’arrivo in tavolo di questo prodotto spetterà al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Un verdetto che non tarderà ad arrivare e che se positivo poterà, come detto, ad aprire la breccia anche in Europa.